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Criticità: tanti debiti in banca e tanti liquidi in cassa

Tenere un’alta esposizione bancaria e allo stesso tempo avere un ingente saldo positivo del conto cassa è considerato una «palese condotta anti-economica».
Cosa può comportare? In quel caso l’amministrazione finanziaria può procedere ad accertamenti, anche in presenza di una contabilità formalmente regolare.

Così si è espressa il 20 gennaio scorso la Corte di Cassazione pronunciandosi su uno specifico caso.
L’Agenzia delle Entrate infatti aveva riscontrato in una società un’ampia e cospicua movimentazione del conto cassa, la cui origine derivava dal finanziamento dei soci che, una volta ricevuto il rimborso, continuavano, contestualmente, a effettuare nuovi versamenti.
La stessa società, nonostante disponesse di cospicue risorse finanziarie proprie (pertanto, non onerose), non riduceva la propria esposizione bancaria, bensì l’aggravava ulteriormente con la stipula di un nuovo mutuo, fonte di ulteriori oneri e interessi passivi.
A seguito di una serie di ricorsi legali, la Corte suprema si è pronunciata. I giudici di Cassazione hanno valutato le criticità di un conto cassa avente un saldo positivo elevato che, se pur ammissibile dalle regole ragionieristiche e di contabilità, rappresenta una condizione non fisiologica dello stesso conto.
Ha così chiarito che il conto di cassa ha la finalità di assolvere a pagamenti immediati di limitato importo. E ha pertanto offerto dei principi di ragionevolezza per valutare le scelte aziendali: l’impresa, che vanta una grande liquidità, dovrebbe usare le risorse proprie per soddisfare i rapporti commerciali, piuttosto che ricorrere al credito bancario, al fine di minimizzare i costi e gli oneri passivi.
Il caso in dettaglio su Fisco Oggi

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