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Indennità di malattia: è garantita se ci trasferisce all’estero?

Photo by Daniela Maria | Pexels

Un lavoratore, che per malattia è costretto a casa, può decidere di trasferirsi all’estero.
Lo può fare per molti motivi, non solo per curarsi, ma perché vuole risiedere fuori dal proprio paese. E in tempi di mobilità veloci la questione è diventata molto meno rara di quello che può sembrare.
Tuttavia, la domanda è: può mantenere all’estero l’indennità di malattia? Sì, dice l’INPS, ma solo due condizioni.
Della prima, già si sapeva: ci vuole un’autorizzazione. Il 16 novembre lo stesso INPS ha emesso una nuova circolare con alcuni ulteriori chiarimenti e una seconda condizione. Cosa prevede?
L’INPS si sofferma su due punti fondamentali:
1) Il trasferimento deve essere autorizzato dall’Istituto: il lavoratore deve comunicare, alla struttura territoriale INPS di competenza, la propria decisione di trasferirsi all’estero e chiedere specifica autorizzazione;
2) L’autorizzazione dipende dalla valutazione del medico legale: il sanitario deve escludere la possibilità che il paziente possa aggravarsi in seguito al trasferimento.
In quel caso l’INPS rischierebbe di esporsi con maggiori oneri.
Dunque: l’Istituto non può vietare al paziente di trasferirsi ma può sospendere il diritto all’indennità di malattia nel caso il medico preveda un peggioramento delle condizioni fisiche.
Se invece la valutazione medica è positiva, il lavoratore ottiene l’autorizzazione per trasferirsi continuando a percepire l’indennità per malattia.
In questo caso, il lavoratore fornirà l’indirizzo di reperibilità per eventuali controlli medico legali.

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