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Seminario Studio Menin, 19 maggio. “Rafforzare le imprese. Due nuovi strumenti: contratti di rete e PIR”

Le piccole e medie imprese, in un mercato colpito dalla crisi e in piena trasformazione, hanno bisogno di usare al meglio una serie di strumenti per rafforzarsi ed essere molto flessibili allo stesso tempo. Qui ne individuiamo due, i contratti di rete e i PIR, che hanno sì finalità diverse ma che scommettono entrambi sul principio di collaborazione fra imprese. Da una parte per costruire nuove e agili filiere e dall’altra per pensare a nuovi investimenti nell’economia reale.
Contratti di rete e PIR nascono da recenti normative, ma in breve tempo hanno ottenuto un successo non scontato.
Il prossimo seminario che lo Studio Menin ha in programma affronterà proprio questi temi, mettendo a fuoco questioni legali, vantaggi fiscali, opportunità finanziarie.

CONTRATTO DI RETE
Introdotto con L. 33/2009 e successivamente rivisitato con L. 122/2010 e L. 1134/2012, ha da subito suscitato l’interesse degli operatori ma solo ora sta raccogliendo i primi consensi.
Lo strumento consente a più imprenditori, a prescindere dalle dimensioni, di perseguire uno scopo comune, accrescere la propria capacità innovativa, la propria competitività sul mercato, migliorare l’accesso al credito, collaborando in forme e ambiti predeterminati, usufruendo nel frattempo di vantaggi fiscali e agevolazioni pubbliche.
Il contratto di rete consente alle PMI, ma anche alle piccole imprese artigiane, agricole, alimentari e turistiche, di uscire dalla gabbia della recessione e guardare con maggior fiducia al futuro.
Qui un vademecum della camera di commercio.

PIR – PIANI INDIVIDUALI DI RISPARMIO
Sono stati introdotti dall’ultima legge di bilancio. Dedicati ai piccoli investitori, vogliono veicolare risorse verso le piccole e medie imprese italiane. Sono uno strumento di investimento di medio e lungo periodo.
I piani individuali di risparmio, già presenti con successo all’estero (in nazioni come Gran Bretagna, Francia, Usa e Giappone) da anni, sono uno strumento dedicato in particolare ai piccoli investitori.
Ogni singolo PIR, che dev’essere mantenuto almeno 5 anni, non può superare i 30mila euro di investimento. E un singolo investitore non può superare i 150mila euro di investimento in piani individuali di risparmio. In cambio l’investitore otterrà un abbattimento di tutto il carico fiscale: in altri termini non pagherà tasse su capital gain, dividendi, successione e donazioni.
Più in dettaglio in questo articolo di soldionline.it 

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